In un hackathon corri per trovare idee migliori

Si tratta di un brainstorming immersivo di due/tre giorni in cui i partecipanti divisi in squadre hanno come unico obiettivo quello di fornire soluzioni pratiche a sfide interne alla propria azienda o per enti e realtà esterne.

Come funziona un hackathon?

IUno sprint creativo caratterizzato da una precisa definizione delle tempistiche e dal ruolo chiave del facilitatore che guida la squadra in tutte le fasi progettuali.

Rispetto ad un brainstorming classico, questo tipo di attività insiste sul prodotto finale e chi vi partecipa sa che dovrà presentare una proposta chiusa composta da: un concept, un business plan, un mockup o un wireframe se si tratta di un prodotto digitale.

I partecipanti vengono suddivisi in team da 6/8 persone che nell’arco delle giornate avranno come obiettivo la presentazione della propria idea alla giuria e ai membri delle altre squadre. I giudici vengono scelti in base alle loro competenze e al loro coinvolgimento all’interno della sfida lanciata. Solo una proposta verrà decretata vincitrice.

Ad un hackathon possono, anzi devono, partecipare tutti. Le metodologie del design thinking regolano le singole fasi del workshop garantendo un approccio democratico, pratico ed estremamente efficace. Programmatori, manager, designer, responsabili marketing, la multidisciplinarietà è un volano indispensabile per la generazione di idee innovative.

matteo cardamone design leader
 

Le fasi di un hackathon

  • Nel corso di questa presentazione iniziale, viene ufficialmente lanciata la sfida e quindi identificata la problematica da risolvere. Generalmente il brief viene letto dai coordinatori delle attività e da un rappresentante dell’azienda che beneficerà dell’hackathon.

    Esempio reale: Assicurazioni Generali vorrebbe attirare maggiormente il pubblico under-30 verso i propri prodotti della linea prestiti e mutui.

    Non essendo ancora suddivisi in squadre, questo momento di confronto lascia spazio ad attività di intrattenimento definite “ice breaking” con l’obiettivo di sviluppare fin dall’inizio un mood positivo e coinvolgente.

  • Dopo aver raccolto sufficienti informazioni ed aver identificato i bisogni reali, il team prende parte ad una serie di attività che porteranno i singoli partecipanti a mettere sul tavolo le proprie proposte.

    Si alternano fasi di lavoro personale alla condivisione delle soluzioni emerse. Al termine di questo step le idee verranno valutate internamente fino ad arrivare ad un’unica soluzione da sviluppare nello step successivo.

    Il facilitatore in questo caso detta i tempi dell’ideazione, moderando il dibattito e stimolando la creatività dei singoli.

  • Questa fase dell’hackathon è sicuramente la più sfidante. La squadra ha scelto l’idea da sviluppare ed è arrivato il momento di dar forma alla presentazione (PDF o powerpoint) da condividere il giorno seguente.

    Grazie all’aiuto del facilitatore, la squadra viene divisa in sottogruppi per poter lavorare in maniera più agile su tutti gli elementi del pitch:

    concept, business plan, prototipo.

    In questa fase si è disposti a fare le ore piccole, solitamente la prototipazione va avanti fino a notte fonda.

  • È il grande giorno.

    Tutte le squadre si ritrovano per la condivisione della propria idea, un rappresentante per ogni team illustra la proposta alla giuria e all’azienda commissionatrice dell’hackathon.

    Nella stessa sessione, terminati i vari pitch, viene decretata l’idea vincitrice.

  • Retrospettiva vuol dire scambiarsi feedback a fine progetto, fare in modo che i membri del team possano raccontarsi l’esperienza lasciando spunti di riflessione ad ogni partecipante.

    Come facilitatore tendo a fare un giro di feedback collettivo prima di organizzare chiamate incrociate tra tutti i membri del gruppo in modo che possano confrontarsi personalmente.

 

Come viene scelta l’idea vincitrice?

Se un’azienda o un ente decide di organizzare un hackathon lo fa per ottenere soluzioni originali ed attuabili.

Per esperienza personale, proposte semplici e prodotti concreti (con prototipi funzionanti al momento della presentazione) partono con una marcia in più.

Le cosiddette soluzioni quick win: realizzabili nell’immediato e con sforzi economici e pratici limitati che garantiscano la massima resa possibile.


Online o in presenza

La mia esperienza come facilitatore si limita ad hackathon esclusivamente online, gestiti interamente su piattaforma Zoom.
Sfortunatamente ho iniziato ad avvicinarmi a questo tipo di attività nel bel mezzo della pandemia di Covid-19 iniziata nel Marzo del 2020.

I vantaggi dello svolgimento online sono per lo più organizzativi, ospitare fisicamente 50 o 60 persone non è un’impresa semplice, soprattutto se si parla di un evento che prevede più giorni di attività di gruppo.

Un hackathon in presenza ha un grande vantaggio: l’empatia e la solidità dei legami che può nascere solo da una convivenza fisica e dalla condivisione di spazi comuni.


La mia esperienza come facilitatore

HACKATHON IN AZIENDA

Si tratta di un’esperienza 100% interna. I dipendenti possono tralasciare (o quasi) le proprie mansioni ordinarie per partecipare ad un hackathon che ha come obiettivo quello di risolvere sfide di business interne.

Una attività di questo tipo rimette al centro il dipendente permettendo all’azienda di ricercare idee e rilasciare valore ai propri collaboratori grazie ad un’esperienza formativa che consente ai partecipanti di focalizzarsi su un’ampia gamma di soft skill: lavoro di squadra, creatività e problem solving.

HACKATHON SOLIDALI

Grazie a Big Bloom, un’agenzia specializzata con sede a Parigi, ho potuto moderare hackathon che mettono in relazione professionisti di grandi aziende internazionali (Chanel, BNP, L’Oreal, Manpower) con organizzazioni no profit.

Le ONG presentano le loro sfide come dirette beneficiarie finali dell’hackathon. Spesso questo tipo di organizzazioni non sono formate per ricercare al proprio interno le soluzioni di cui hanno bisogno. L’idea è quella di formare team composti dalle professionalità esterne e venire incontro a realtà dai budget limitati e impegnate in attività di carattere più pratico e gestionale.


Conclusioni

Tralasciando per un momento le idee, ciò che assume più valore in assoluto è il principio di convivenza che si instaura all’interno dei gruppi con il passare delle ore.

In un hackathon vale la pena iniziare come perfetti sconosciuti e lasciarsi ispirare dal rapporto con gli altri: non esiste un confronto più sano e stimolante.

Solo da questo scambio imparziale e privo di giudizi possono nascere risposte inedite alle sfide di business più complicate.

 

Sei alla ricerca di idee innovative e vuoi offrire un’esperienza formativa al tuo team?

Organizziamo un hackathon!

Tu occupati di trovare un ambiente comodo per mettere tutti attorno Posso formare una squadra in grado di organizzare e gestire tutte le attività. Identifichiamo insieme la sfida da lanciare, quantifichiamo il numero di giornate e le piattaforme da utilizzare per un approccio 100% online o in presenza.

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