Cosa manca nel metaverso di Zuckerberg?

Il 28 Ottobre Mark Zuckerberg ha presentato la sua idea di metaverso con un video pubblicato direttamente sul suo profilo Facebook.

Non è questo il luogo per scendere nei dettagli di ogni singolo impiego/feature della realtà parallela immaginata da Zuck, non è il caso di esprimersi sul rebranding dell’azienda (17 anni quest’anno) e sul possente investimento di risorse umane ed economiche per la costruzione di una futura dimensione digitale, potete invece dare un’occhiata a questo riassunto di 10 minuti:

FACT:

Nel metaverso di Zuckerberg non si parla mai di adolescenti, bambini, minorenni.

In un’ora e mezza di video (nella sua versione integrale) il nuovo CEO di Meta ci anticipa più volte quest’immagine di adulti che si sbracciano nel proprio salotto indossando un Oculus senza mai interrogasi nemmeno un secondo su effettI e soprattutto opportunità per i minori.

A questo punto, dopo aver guardato tutto il video, decido allora di cercare su Google: “metaverse + Zuckerberg + kids” ed ecco spuntare un’intervista freschissima per The Verge uscita il giorno dell’annuncio.

Faccio CMD+F per cercare nell’articolo la parola chiave che mi interessa: Kids.

matteo cardamone design leader

Approfondite le ragione di Mark Zuckerberg nell’unica risposta utile, clicco sul link “The work on young adults and teens” e mi ritrovo in un altro articolo di pochi giorni prima (25 Ottobre) che racconta l’abbandono della piattaforma Facebook del target più giovane attraverso una serie di materiali recuperati da meeting interni all’azienda che dovevano rimanere confidenziali ma che invece eccoci qua.

Quindi?

Il tema giovani è effettivamente un problema per Facebook, anzi ora è un nuovo problema di Meta.

Nella risposta contenuta nel primo articolo (intervista):

Zuckerberg ribadisce che la fascia 18-29 è punto di riferimento per l’azienda sottolineando che la fascia adolescenti/bambini non sono al centro del progetto metaverso.

Nel secondo articolo di approfondimento:

Grazie ad alcune slide/testimonianze “prese in prestito” dai dipendenti di Meta, vengono fuori i problemi di relazione con il pubblico più giovane (Facebook) e gli allarmi legati all’utilizzo dannoso di Instagram da parte del target pre-adolescenziale.


Il social più anziano di Zuckerberg ha un problema di engagement nei confronti di giovanissimi e young adults, Instagram avrebbe invece i numeri (utenti) per farcela ma incominciano ad affiorare serie questioni comportamentali riguardanti l’utilizzo della piattaforma.

Per gentile concessione di un dipendete Meta (ex Facebook) (probabilmente già ex Meta) - The Verge


Dai documenti secretati emerge che Facebook non è più il posto in cui ricevere opinioni o scambiarsi idee

Da alcune ricerche interne è emerso che l’utilizzo dell’app Facebook da parte dei teenager US è calato del 13% dal 2019 ad oggi e si pensa si possa arrivare al 45% nei prossimi due anni.

Gli adolescenti percepiscono i contenuti di Facebook come generalmente “noiosi, poco credibili, ingannevoli, portatori di messaggi negativi”.

Da qui le misure adottate dalla multinazionale per invitare gli young adults ad aggiornare le proprie reti di amicizie dopo aver passato anni a collezionare migliaia di contatti e la proposta in feed di contenuti pubblicati da persone non per forza connesse al tuo profilo.

Instagram cresce nei numeri in tutti i sensi:

Il 7% degli adolescenti iscritti ha riportato esperienze di bullismo all’interno della piattaforma. Il 40% di questi ha dichiarato che le violenze sono avvenute tramite messaggio privato.

Il 61% (sessantuno) di nuovi utenti in età pre-adolescenziale decide di aprire un profilo privato.

Sempre dai documenti secretati:

“I teenager cercano un modo per connettersi con i loro amici ma non vogliono condividere i propri contenuti con tutti i follower, vogliono un modo semplice per mettersi in contatto con persone che non li giudicano e dalle quali si sentono accettati”.

Sempre dall’articolo:

Gli adolescenti si stanno riversando sempre più in un intrattenimento immersivo: social game come Fortnite o Roblox.

Mondi 3D in cui costruirsi il proprio avatar senza la pressione di essere giudicati per le apparenze come succede nel mondo reale.

Il metaverso, così come ce lo racconta Zuckerberg, ricalca per ovvie ragiorni commerciali esattamente le stesse meccaniche.

L’ossessione per il concetto di avatar, che si percepisce chiaramente dal video introduttivo, è l’asset dominante sul quale costruire il mondo parallelo: la possibilità di essere percepito come IO desidero e l’opzione di cambiare aspetto a seconda dell’attività, del contesto, dei partecipanti e ovviamente, delle pressioni.

Un prodotto per il futuro non così distante dagli esperimenti che già si stanno facendo in termini di attività immersive, un ecosistema che porterà le generazioni più precoci a sperimentare fuori dal controllo degli adulti (come già succede) proprio perchè fondato su ciò che più di ogni altra cosa attrae adolescenti e pre-adolescenti in questo momento.


Nei giorni dei Facebook papers, dove sono emersi molti aspetti legati alla relazione tra FB e i minori, mi è sembrato incredibile che nella presentazione di un progetto sconfinato come questo non sia stato detto nulla sui temi dell’istruzione, della salvaguardia dei minori o anche solo alla gestione famigliare di una dimensione digitale che, come ci promette Mark, sarà iper-connessa con la nostra quotidianità.

Nel racconto di una visione sul futuro così lontana e surreale, sarebbe bastato mentire e far finta di aver considerato tutti.

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