Il senso del work-life balance

Partiamo da ciò che ci spinge a mettere in discussione il nostro equilibrio lavoro-vita:
il burnout 🔥

2019

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ufficialmente riconosciuto la diffusione della sindome da burnout nei posti di lavoro.

2020

Secondo uno studio del 2020 del The Workforce Institute il 43% di lavoratori impiegati sono andati vicino o hanno già vissuto la sindrome da burnout.

Secondo Linkedin, nel 2020 i casi di burnout sono aumentati del 33%.

2021

Secodo una ricerca dell’istituto San Donato, nel 2021 2 persone su 3, ovvero il 69% dei lavoratori, soffrono di burnout, 20% in più rispetto ai mesi che hanno preceduto la pandemia.


Il tutto all’interno di uno scenario globale che non promette nulla di buono:

  1. Una stagione politica caratterizzata da una forte instabilità e casi di polarizzazione estrema

  2. L’atteso riconoscimento e la conseguente battaglia alle ingiustizie sociali

  3. Il Covid-19

  4. Il fenomeno della perdita del lavoro legato al periodo di pandemia: 255 milioni di posti di lavoro persi in tutto il mondo

 

 

Per evitare il burnout una delle soluzioni è lavorare sul proprio work-life balance, ma la ricerca dell’equilibrio ha bisogno di cambiare i propri paradigmi.

 

PERCHÈ #1

 

È cambiata la relazione tra lavoro e tempo libero

C’è stata un’epoca in cui si lavorava durante il giorno e si dedicavano le serate ad un insieme di operazioni gratificanti come la famiglia, gli amici, i propri hobby.
Una relazione statica che nella media contava 9 + 5 ore, un rapporto definibile e quindi bilanciabile.

Sembra scontato (ma è utile ripeterlo) la nascita negli anni 2000 e la successiva diffusione di tecnologie mobile-oriented ha trasformato questo tipo di rapporto da statico a dinamico.

Per questo motivo sarebbe utile passare da una concezione “vita VS lavoro” ad un approccio di negoziazione tra i due mondi.

Lasciamoci liberi di vivere giorni “sbilanciati” orientandoci verso una visione di convivenza a lungo termine, senza sprecare energie nel trovare un equilibrio continuo.

(su questo punto torneremo dopo)

C’è un libro che sviscera per bene questo punto, si chiama Ruined by Design, ne ho parlato qui un po’ di tempo fa.

 

PERCHÈ #2

 

Ci sono due correnti di pensiero sul chi si deve prendere cura del nostro equilibrio

TESI A

Il work-life balance è una questione di ambiente lavorativo

Approccio dell’equilibrio continuo tra i due mondi

Nella maggior parte degli articoli che ho letto in questi giorni sull’argomento, i lavoratori dipendenti si rivelavano essere i principali protagonisti dello studio.

Il work-life balance è ovviamente una questione individuale, ma ribaltando le colpe di questo disequilibrio sulla vita lavorativa (nel 99% degli articoli l’azienda recita il ruolo del cattivo) allora è improbabile immaginarsi un punto di equilibrio se si lavora in uno spazio non propenso al dialogo con la nostra vita privata.

Compito dell’azienda è quello di modellare un ambiente in grado di potersi continuamente adattare alle nostre esigenze quotidiane.

Questo approccio non è del tutto sbagliato, ma a mio parere va contro il concetto di visione a lungo termine e soprattutto schiera su due opposte fazioni la nostra vita da professionisti e quella di uomini e donne libere di leggere, mangiare, divertirsi, godersi la famiglia.

TESI B

Il work-life balance è una questione personale

Il lavoro è parte integrante della nostra vita, quando si è alla ricerca del work-life balance, in realtà si sta cercando semplicemente un life balance

Il lavoro influenza il rapporto che abbiamo con famigliari e amici, regola il nostro tempo libero.

Dobbiamo considerare la nostra vita come un contenitore all’interno del quale il lavoro ha esattamente lo stesso peso di altri fattori: famiglia, amici, crescita personale, hobby.

Questo approccio consente di valutare le priorità combinandole tra di loro, che sia una riunione importante o l’appuntamento con il personal trainer.

 

Portare il lavoro allo stesso livello delle nostre priorità quotidiane è una tesi che vale la pena approfondire: passare dal classico work-life balance al solo life balance.

in questo modo siamo portati a non pensare all’equilibrio delle nostre priorità come un obiettivo da raggiugnere, bensì come un esercizio senza fine che richiede monitoraggio, consapevolezza di sè e soprattutto cambiamenti continui.

Vi ricorda qualcosa?

”It’s the time when being physically and emotionally healthy is much sexier than being miserable but with a big bank account and an even bigger ego”

Yaroslav Lehenchuk - Medium: There is no work-life balance.


 

Primo passo: iniziamo plasmando la nostra vita, identificando i nostri bisogni ed aspirazioni.

L’esperto di work-life balance Nigel Marsh ha speso 7 anni di ricerche per provare a capire come migliorare la propria vita. Azioni riassumibili sostanzialmente sotto tre grandi insiemi.

1)
Take the quality of your life into your own hands

A mio parere la più importante delle argomentazioni: non è compito della società o del tuo posto di lavoro quello di renderti la vita migliore.

La serenità è nelle nostre mani.

Io ho capito che preferisco iniziare a lavorare prima delle 9 e finire non più tardi di una certa ora.
Il mattino presto lo dedico allo sport e alla lettura e se termino il mio lavoro prima di tutti gli altri, devo trovare la tranquillità per poterlo accettare.

Respect yourself. Set boundaries. Have some time for yourself.

2)
Be realistic

Prima di tutto:

ammettere di avere un problema con l’equilibrio lavoro-tempo libero.

Subito dopo:

fare una stima realistica di quanto puoi sfruttare una singola giornata.

Parlo a titolo personale, ogni mattina inizio la giornata con una to-do list di 7/8 task da portare a termine.
Capita che qualche giorno riesca a chiudere solo la metà di ciò che mi ero prefissato; un giorno sei produttivo all’80%, quello dopo al 10%, e sai che c’è?

Va tutto bene! Siamo umani.
Questo concetto va tenuto in mente ogni volta che ci sentiamo di non fare abbastanza e di non essere all’altezza.

Guarda un po’, ho scritto un articolo sull’ansia che riguarda questo argomento, lo puoi leggere qui.

3)
Start with small things

Tutti abbiamo obiettivi belli e ingombranti nella vita, ma per ritrovare il proprio balance occorre partire dalle piccole cose.

La scrivania così non funziona, proviamo a cambiare. Sentiamo di non parlare abbastanza con i nostri genitori? Iniziamo con il chiamarli una volta ogni due giorni e per almeno 15 minuti.

Non rimandiamo i piccoli cambiamenti che possono darci una mano nella ricerca dell’equilibrio.

 

Per trovare il life balance bisogna sforzarsi, ecco tre soluzioni messe in ordine dalla più abbordabile alla più impegnativa.

Come scritto nei capitoli precedenti, si tratta di un work in progress, noi cambiamo, la vita cambia, le circostanze in cui lavoriamo cambiano.

 

1— Alternative al lavoro

Questo punto è quello che richiede senza dubbio meno sforzo.

Il momento in cui scegli una qualsiasi attività che ti interessa o che pensi possa stimolarti al di fuori del lavoro, che possa assorbire tutta la tua attenzione facendo completamente disconnettere dalle responsabilità professionali.

Lo sport è un’ottima opzione, non solo ti fa staccare la testa, ti mantiene anche in forma.

Ma anche la fotografia, il disegno, cucinare; la questione degli hobby sembra sempre così distante da noi eppure l’offerta è vastissima.

Per il matrimonio mio e di Marta abbiamo ricevuto un bonsai di circa 75 anni, un dono che lascia senza parole.
Dal primo momento mi sono sentito caricato di una piacevole e nello stesso tempo ingombrante responsabilità e mentre stavo scrivendo questo articolo ho deciso di iscrivermi ad un corso per la cura dei bonsai a poche centinaia di metri da casa.

Un’idea parcheggiata lì da mesi.

 

2— Viaggiare

Purtroppo non intendo viaggi estivi, escursioni e weekend in montagna.

In realtà si parla di un approccio lavorativo in movimento, con l’obiettivo di essere tutti un po’ più nomadi.
Spostarsi più spesso e ciò che ci può aiutare a migliorare il nostro life balance, motivando il nostro cervello e tenendolo ben allenato.

Lavorare a casa o in ufficio può essere confortevole, ma se lasciassimo la nostra comfort zone e provassimo a lavorare muovendoci, potremmo attivare parti del nostro intelletto e del nostro corpo che di norma rimangono spente.

Scendere a patti con la logistica, assimilare lo stile vita di altre città o nazioni, aprirsi ad una nuova routine che assorbe cultura, cibo e creatività.

Vorrei migliorare molto sotto questo aspetto.
Spesso mi auto-limito nella possibilità di lavorare ovunque e in qualsiasi condizione.
Lo potrei fare più spesso ed è un desiderio che sento ardere nascosto ogni volta che al mattimo (e la sera) mi immergo nelle atmosfere cittadine evitando di prendere la macchina e godendomi la città.

Sembra facile, soprattutto per chi ha bisogno solo di un computer, eppure per qualche ragione non lo è ed è per questo che diventare nomadi digitali si trova nella seconda posizione della classifica.

Penso che scriverò un articolo a riguardo.

 

3— Meditazione e pratiche affini

Definitivamente la più dura delle tre soluzioni, le attività di questo genere riducono lo stress e giocano un ruolo fondamentale nel condizionare il nostro benessere.

Se è assodato che l’unico vero modo per schiarirsi le idee è rallentare cercando di ascoltare se stessi, d’altra parte è anche vero che esperienze di questo genere non sono per tutti; richiedono costanza e pratica continua.

La mia esperienza è positiva ma marginale.
Ho le basi di mindfulness perchè ho iniziato a praticarla qualche mese fa per poi perdermi per strada.

Ho comunque sviluppato un mio personale dialogo introspettivo durante le escursioni in montagna, ma come consiglia Stefan Sagmeister nel suo “Happy Film”, esistono più modi per raggiungere l’equilibrio spirituale e psichico, la meditazione è uno di quelli ma è la soluzione più difficile delle tre.

 

Conclusioni

Un biennio che ci riporta indietro di qualche passo, separando il lavoro dalla vita privata.

Negli ultimi anni il dibattito sulle professioni ha riportato a galla la discussione sul rapporto vita-lavoro.

Lo scenario globale descritto nell’introduzione di questo post ci ha costretti a cambiare le nostre abitudini lavorative come effetto diretto degli stravolgimenti causati in primo luogo dall’epidemia globale e in seconda battuta dalla crisi economica.
Lontani dai nostri luoghi abituali di lavoro e costretti all’isolamento, il concetto di work-life balance ha riacquisito spinta mantenendo però su binari differenti i due mondi, con la necessità continua di definire i confini di una convivenza forzata.

(10 modi per lavorare a casa, come abituarsi allo smart-working, come gestire il lavoro da remoto, cosa non fare per aiutarti a lavorare meglio a casa, guida al telelavoro ai tempi del Covid)

etc.

Accorciando le nostre prospettive nell’attesa di uscire dalla/dalle crisi, la più contemporanea visione di un processo (personale) a lungo termine per il riequilibrio delle priorità (life balance) ha lasciato spazio ad un approccio (standard) step by step che ha ridistribuito i due universi su strade parallele (work-life balance).

Per considerare il sacrificio del proprio tempo libero una questione di mindset e non un problema da risolvere
occorrerà uscire cambiati da questa crisi e considerare il lavoro come parte integrante della nostra vita, consapevoli di aver allontanato due mondi e di averli visti al loro peggio in uno dei momenti storici più complicati che la nostra generazione abbia mai vissuto.

Previous
Previous

Cosa manca nel metaverso di Zuckerberg?

Next
Next

Far crescere un design team in tre mosse