Una volta al giorno, tutti i giorni, fatti un piccolo regalo

Qualche settimana fa un amico mi ha detto:

Una volta al giorno, come dicono in Twin Peaks, bisogna farsi un regalo.

Non ricordo di preciso PERCHÈ, probabilmente eravamo immersi in un istante di assoluto benessere, gustando qualcosa di buono, acquistato ad una cifra che non avremmo mai speso.

Quando sono tornato a casa ho recuperato la scena che sinceramente non ricordavo:

NOTA: è innegabile, ogni volta che mi rituffo in questo telefilm sono disposto ad accettare davvero tutto da David Lynch, anche massime di questo genere che hanno un senso in una cittadina di montagna degli anni ‘90 e che fanno sembrare la vita nel 2000 priva di significato e un po’ troppo ricca d’azione.

Da questa sequenza capisco anche che sono la persona meno capace di farmi un regalo così come lo intende l’agente Cooper (il protagonista), poche volte ho la sensazione di sentirmi coccolato.

Ripetiamo insieme:

Una volta al giorno

  • Tutti i giorni

  • Fatti un piccolo regalo

  • Non programmarlo / non andarlo a cercare

  • Lascia che arrivi

Quindi, Twin Peaks è disposto ad insegnarci la serendipity: accettare l’imprevisto, mollare la presa, perdersi senza paura, azzerare il controllo.


Come ci sto provando:

1) Trovarsi nel posto giusto.

Essere immersi in un ambiente favorevole, aperto a qualcosa di inaspettato (il nostro diner di montagna) è sicuramente il primo obiettivo da raggiungere:

  • Sfrutto al massimo il tragitto casa-lavoro: ho capito che si tratta di un momento di fondamentale e assoluta passività. Si tratta di mezz’ora tra mezzi e passeggiata, la mia attività preferita è leggere in metro, perdermi ad osservare i balconi, fermarmi in un bar per un caffè e non guardare il telefono.

  • Che bello il coworking: fin da quando ho aperto partita iva ho messo radici in luoghi aperti a persone ed esperienze diverse, qui si trova chi è più incline a lasciarsi andare all’imprevisto, a non fare programmi e quindi, in grado di coinvolgermi in qualcosa di inatteso.

  • Weekend lunghi in città straniere: il meglio che possa esserci, un luogo dove esprimere la propria curiosità e pensare senza programmare. I regali arrivano concedendomi quello che stupidamente mi nego a casa mia, che sia anche una sosta per un caffè. Come se parlare una lingua diversa, essere a km di distanza, rappresentasse l’unica occasione per uscire dalla ripetitività.

2) Farlo e basta.

Un esempio: ero sulla strada di ritorno da un cliente e sono stato invitato da un mio amico ad andare al cinema. Nel bel mezzo della giornata, era tarda mattinata e nella mia testa avevo già programmato di salvare il mondo con il mio lavoro. Gli ho detto di sì.
Abbiamo guardato lo spettacolo del pomeriggio dando vita ad un’esperienza non programmata per entrambi: una mezza giornata di cui ricordo ogni singolo dettaglio: c’era il sole, lui è arrivato in bici e io in auto, prima di entrare abbiamo mangiato un cheesburger, la sala era semivuota.

Quando l’occasione arriva e noi non l’abbiamo programmato, e come ricevere due tazze di caffè caldo, le stelle si stanno allineando e il vero passo fuori dalla comfort zone è accettare a prescindere.

3) Se ti chiedono perchè, tu rispondi: non lo so ancora.

Perchè funzioni bisogna farsi un regalo ogni giorno, giusto?
Dovessi trovare una giustificazione per ogni azione non programmata, ogni trancio di pizza, pisolino, passeggiata al parco, finirei per trasformare ogni momento piacevole in una task da inserire nella lista delle cose da fare.


Se non c’è un motivo apparente, vuol dire che sei nel posto giusto, fallo e non pensarci più.

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